Cari ragazzi, questa settimana il Santo che vi proponiamo è San Domenico Savio, giovane allievo di San Giovanni Bosco e morto alla sola età di 14 anni. Leggendo o ascoltando la sua storia vi sarete resi conto di come il cammino verso la santità sia fatto di piccole cose concrete e umili gesti quotidiani , vissuti però in un modo del tutto differente rispetto a come li vive il mondo, (e spesso anche noi!). Si può dire che San Domenico non abbia fatto nulla di “speciale” nella sua breve vita, nessuna azione ai nostri occhi particolarmente esaltante o gloriosa, nessun gesto sorprendente che abbia in particolar modo messo in risalto la sua storia e la sua persona. Questo perché la santità non consiste affatto nel compiere imprese eroiche, bensì nel compiere eroicamente le proprie “imprese” quotidiane. San Domenico Savio testimonia proprio questo: la santità consiste “nello stare molto allegri” per dirlo con le parole di Don Bosco: cioè fare tutto quello che dobbiamo fare nella giornata ma amando Gesù e offrendo a Lui anche la più piccola nostra azione. E tutto questo nella gioia, perché vivere da santo non può che rendere felici. E San Domenico Savio, ci ricorda che LA SANTITÀ È PER TUTTI!

Ecco alcuni episodi della sua vita, riportati da Don Bosco stesso che fanno ben capire chi era questo giovane ragazzo, proprio della vostra età, e come possiamo tutti, prendendolo a modello, compiere piccoli gesti di santità.

ATTO DI VIRTÙ A SCUOLA

Tra i fatti speciali il suo maestro annovera il seguente: “Un giorno fu fatta una mancanza tra i miei allievi, e la cosa era tale che il colpevole meritava l’espulsione dalla scuola. I delinquenti prevengono il colpo, e portandosi dal maestro si accordano di gettare tutta la colpa sopra il buon Domenico. Io non poteva crederlo capace di simile disordine; ma gli accusatori seppero dare tale colore di verità alla calunnia che dovetti crederla. Entro adunque nella scuola giustamente sdegnato per il disordine avvenuto; parlo al colpevole in genere; poi mi volgo al Savio, e “Questo fallo, gli dico, bisognava che fosse commesso da te? non meriteresti di essere sull’istante cacciato dalla scuola? Buon per te che è la prima che mi fai di questo genere, altrimenti…, fa’ che sia pur l’ultima”. Domenico avrebbe potuto dire una parola sola in discolpa, e la sua innocenza sarebbe stata conosciuta. Ma egli si tacque: chinò il capo, e a guisa di chi è con ragione rimproverato, più non alzò gli occhi. Ma Dio protegge gl’innocenti, e il dì seguente furono scoperti i veri colpevoli e così palesata l’innocenza di Domenico. Pieno di rincrescimento pei rimproveri fatti al supposto colpevole, il presi da parte, e, “Domenico, gli dissi, perché non mi hai subito detto che tu eri innocente?”. Domenico rispose: “Perché quel tale essendo già colpevole di altri falli sarebbe forse stato cacciato di scuola; dal canto mio sperava di essere perdonato, essendo la prima mancanza di cui era accusato nella scuola; d’altronde pensava anche al nostro divin Salvatore, il quale fu ingiustamente calunniato”.

LO SGUARDO RIVOLTO ALLE COSE DI DIO 

Scrive don Bosco:

Venuto nella casa dell’Oratorio, si recò in mia camera per darsi, come egli diceva, interamente nelle mani dei suoi superiori. Il suo sguardo si portò subito su di un cartello, sopra cui a grossi caratteri sono scritte le seguenti parole che soleva ripetere san Francesco di Sales: Da mihi animas, coetera tolle. Fecesi a leggere attentamente, ed io desiderava che ne capisse il significato. Perciò l’invitai, anzi l’aiutai a tradurle e cavar questo senso: O Signore, datemi anime, e prendetevi tutte le altre cose. Egli pensò un momento e poi soggiunse: “Ho capito; qui non havvi un negozio di danaro, ma negozio di anime, ho capito; spero che l’anima mia farà anche parte di questo commercio”

L’EPISODIO DEI DUE VIOLENTI

Domenico si trovò un giorno a dover sedare una violenta rissa tra due compagni di scuola. Anche in questo episodio si notano due cose: la prima è il grande coraggio che solo la fede in Gesù Cristo può donare e il secondo è il grande amore per il prossimo che spinge San Domenico a rischiare gratuitamente la sua stessa vita, pur di salvare l’anima di questi suoi compagni violenti.

[…]Ciò dicendo trasse fuori il piccolo crocifisso, che aveva al collo, e tenendolo in una mano, “voglio, disse, che ciascheduno fissi lo sguardo in questo crocifisso, di poi, gettando una pietra contro di me, pronunzi a chiara voce queste parole: Gesù Cristo innocente morì perdonando ai suoi crocifissori, io peccatore voglio offenderlo e far una solenne vendetta”. Ciò detto andò ad inginocchiarsi davanti a colui che mostravasi più infuriato dicendo: “Fa’ il primo colpo sopra di me: tira una forte sassata sul mio capo”. Costui, che non si aspettava simile proposta, cominciò a tremare. “No, disse, e mai no. Io non ho alcuna cosa contro di te e vorrei difenderti, se qualcuno ti volesse oltraggiare”. Domenico, ciò udito, corse dall’altro dicendo le stesse parole. Egli pure ne fu sconcertato, e tremando diceva, che essendo egli suo amico, non gli avrebbe mai fatto alcun male. Allora Domenico si rizzò in piedi, e prendendo un aspetto serio e commosso: “Come, loro disse, voi siete ambedue disposti ad affrontare anche un grave pericolo per difendere me, che sono una miserabile creatura, e non siete capaci di perdonarvi un insulto ed una derisione fattavi nella scuola per salvare l’anima vostra, che costò il sangue del Salvatore, e che voi andate a perdere con questo peccato?”. Ciò detto si tacque, tenendo sempre il crocifisso alto colla mano. A tale spettacolo di carità e di coraggio i compagni furono vinti.

IL GRANDE AMORE DI GESÙ NELL’EUCARISTIA

Elemento comune ad ogni santo è la grande devozione per Gesù Cristo nella santissima eucaristia. San Domenico ci ricorda quanto è importante stare con Gesù e non lasciarlo mai solo. Infatti Egli è nelle nostre Chiese, non certo metaforicamente ma vivo, in carne, sangue,anima e divinità . Egli ci attende sempre, affinché possiamo amarLo ed essere da Lui amati infinitamente.

La sera che precedeva la comunione, prima di coricarsi faceva una preghiera a questo scopo e concludeva sempre così: “Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento”. Al mattino poi premetteva una sufficiente preparazione; ma il ringraziamento era senza limite. Per lo più, se non era chiamato, dimenticava la colazione, la ricreazione e talvolta fino la scuola, standosi in orazione, o meglio in contemplazione della divina bontà che in modo ineffabile comunica agli uomini i tesori della sua infinita misericordia. Era per lui una vera delizia il poter passare qualche ora dinanzi a Gesù sacramentato. Almeno una volta al giorno andava invariabilmente a fargli visita, invitando altri ad andarvi in sua compagnia.